Per alcuni, lo fece perché non poteva fare altrimenti, visto il disastro economico-strutturale verso cui si avviava l'Unione Sovietica; per molti altri, fu per la sua precisa volontà e lungimiranza. In ogni caso, Michail Gorbaciov, avviò e si intestò la Glasnost' e la Perestroika; e cioè le riforme della trasparenza e della ristrutturazione che portarono progressivamente alla caduta del muro di Berlino e alla fine della guerra fredda. Fu la Perestrojka, in particolare, a diventare il marchio della sua azione. Tecnicamente, si trattava di decentralizzare l'economia e la politica Sovietica dai suoi vecchi apparati attraverso il ricambio nei vertici di partito, l'introduzione di nuovi sistemi di rappresentanza e di un accennato liberismo. Simbolicamente, fu molto di più. Fu l'apertura portata nella società Sovietica che contribuì a promuovere la fiducia internazionale; e questa che stiamo citando è la motivazione con cui il comitato per il Nobel assegnò il premio per la pace a Gorbaciov, nel 1990. Perestrojka divenne un termine di uso comune; ovunque, Italia compresa, per indicare il cambiamento; perestrojka divenne un termine così popolare da finire addirittura nel titolo di un film comico di quegli anni. Molto meno popolare, invece, nella stessa Unione Sovietica, dove il progetto fallì travolgendo il suo stesso fautore. Ma non l'ammirazione che l'occidente ha continuato a nutrire per Michail Gorbaciov.























