Una giornata di intensa guerra accompagna lo sforzo diplomatico americano impegnato nel quarto tour mediorientale dall'inizio del conflitto. Da una parte Gaza, con quattro medici della Mezzaluna Rossa uccisi da un bombardamento nell'ambulanza che guidavano e un sistema sanitario al collasso, dall'altra la Cisgiordania con raid militari nelle principali città palestinesi, che hanno visto pesanti scontri a fuoco con i gruppi armati palestinesi. In tutto questo, a Ramallah, Blinken incontra il Presidente Abbas. Una conversazione tesa dove l'America si è impegnata a mettere pressione sull'alleato israeliano per rilasciare le tasse palestinesi, normalmente raccolte da Israele e trasferite al governo locale, ma congelate dal 7 di ottobre, in cambio di riforme sostanziali nell'autorità palestinese, che l'America vuole coinvolta nella governance futura di Gaza. Abbas, subito dopo l'incontro, vola in Giordania per un summit trilaterale con Egitto e Giordania, al termine del quali i Paesi arabi ricordano la necessità di lavorare verso uno Stato palestinese. Blinken invece si reca in Bahrain, per parlare del rischio escalation del conflitto in Libano e Mar Rosso, e a seguire sarà la volta dell'Egitto. In Egitto però oggi è atterrata una delegazione israeliana per riprendere i colloqui sulla possibile liberazione degli ostaggi. Voci insistenti parlano di una proposta del Qatar a entrambe le parti del conflitto, che vedrebbe la liberazione degli ostaggi israeliani a cambio del ritiro delle truppe da Gaza e l'esilio della leadership di Hamas dall'enclave palestinese. Il gabinetto di guerra israeliano si è riunito per esaminare questa proposta sotto la costante pressione delle famiglie degli ostaggi che chiedono al Primo Ministro Netanyahu di mettere in primo piano la vita dei propri famigliari rispetto agli obiettivi militari dentro la Striscia di Gaza.