L'Unifil, ovvero la forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite è operativa nel paese sulla base di diverse risoluzioni dell'ONU a partire dal 1978, con un mandato rinnovato e più dettagliato a partire dal 2006, quando si è conclusa l'ultima guerra Israele e Libano. Da allora, sulla base della risoluzione 1701, l'Unifil non deve solo monitorare la fine delle ostilità ma anche compiti specifici per consentire l'arrivo degli aiuti umanitari alla popolazione civile e il ritorno dei profughi. A questi si aggiunge la collaborazione con le forze armate libanesi, l'esercito ufficiale ma più debole di quello di Hezbollah, cui viene fornito aiuto per garantire che nella zona sud del paese tra la linea blu e il fiume Litani, non ci siano milizie armate. Una missione, quest'ultima, che non è stato possibile rispettare in questi anni visto che Hezbollah è stata costantemente rifornita di armi iraniane con cui ha continuato a colpire Israele anche se in un conflitto a bassa intensità. Impossibile per Unifil opporsi all'invio di armi perché prima di agire i militari ONU devono consultarsi con il Governo di Beirut di cui anche gli sciiti di Hezbollah fanno parte. Attualmente Unifil può contare su 10.500 peacekeeper provenienti da quasi 50 paesi. Il contingente italiano con oltre 1000 militari è il più numeroso tra quelli dei paesi europei ma non in assoluto con l'Indonesia che schiera oltre 1200 caschi blu. Dal 2022 la missione è guidata da un generale spagnolo ma in passato il comando è stato a più riprese affidato a un italiano. Subito prima dei primi attacchi via terra, l'esercito israeliano ha comunicato ad Unifin l'intenzione di fare limitate incursioni di terra nel sud del Libano. I militari dell'ONU per il momento rimangono al loro posto anche perché non sono obiettivo diretto degli attacchi delle due parti ma sono anche già pronti, per ogni eventualità, piani di evacuazione dei militari con navi e aerei.