Il Pakistan sostiene di essere in possesso di informazioni di intelligence credibili a proposito di un attacco terroristico su larga scala legato all'attività di movimenti separatisti cui, accusa Islamabad, l'Iran offrirebbe rifugio sul suo territorio, lungo il cofine condiviso. L'intelligence militare pakistana ha confermato che l'esercito ha colpito con droni e missili diversi obiettivi di due gruppi separatisti pakistani che Islamabad ritiene all'origine di operazioni terroristiche nella sua provincia sud-occidentale del Balucistan. L'attacco avrebbe ucciso almeno nove persone. L'accusa pakistana all'Iran di dare rifugio a movimenti ostili al Governo centrale è esattamente la stessa mossa da Teheran nei confronti del vicino. Il raid pakistano arriva infatti a pochi giorni da un attacco iraniano contro le postazioni del gruppo sunnita separatista Jeish al Adl, che a dicembre aveva assaltato una stazione di polizia in Iran, lungo la frontiera, causando la morte di undici poliziotti. Teheran porta a termine da diversi giorni inediti raid oltre i suoi confini: è accaduto in Siria e in Iraq, prima del Pakistan. Succede in seguito al bombardamento che a dicembre ha ucciso a Damasco il comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane Razi Moussavi, attribuito da Teheran a Israele, e dopo il doppio attentato della branca afghana dell'Isis il 3 gennaio a Kerman, nell'Iran sud-orientale, in cui sono rimasti uccise 85 persone. Le tensioni tra i due Paesi rafforzano un'instabilità regionale legata al conflitto nella Striscia di Gaza che si è già estesa alle rotte marittime del Mar Rosso e minaccia il Sud del Libano. Nel timore di un ulteriore aumento delle tensioni nell'area, la Cina ha fatto sapere di essere disponibile alla mediazione tra Iran e Pakistan. Islamabad ha nel frattempo espulso l'ambasciatore iraniano e richiamato il suo inviato a Teheran.