Mentre le forze governative battono in ritirata; i ribelli jihadisti filoturchi dopo aver conquistato Aleppo e Hama entrano ad Homs, l'ultimo bastione prima di Damasco. La caduta di Homs per il governo di Damasco e per il suo alleato russo rappresenterebbe un colpo durissimo perché da qui parte la strada che porta le basi navali sul Mediterraneo controllate da Mosca. Intanto gli insorti puntano su Damasco con l'obiettivo di rovesciare il regime di Bashar Al-Assad come dichiarato dal leader dei ribelli Abu Mohammed al Jolani. Nella periferia della capitale viene abbattuta la statua dedicata ad Affez Assad, padre dell'attuale presidente Bashar, e considerato il patriarca della famiglia. Dopo la Russia anche Stati Uniti e Giordania chiedono ai propri connazionali di lasciare al più presto il Paese mentre, secondo indiscrezioni del New York Times, l'Iran avrebbe già iniziato ad evacuare il proprio personale diplomatico oltre al comandante della Forza al Quds dei Pasdaran dalla Siria. Una mossa che rappresenterebbe un ulteriore indicazione di quello che appare essere il vicino collasso del regime di Damasco. Intanto gli Hezbollah libanesi avrebbero inviato duemila miliziani per dar manforte alle forze lealiste di Assad e Israele ha rafforzato la propria presenza militare sulle alture del Golan occupato. Al vertice di Astana tenutosi a Doha, in Qatar, i ministri degli esteri di Turchia, Siria e Russia spingono per far tacere le armi all'interno del territorio siriano; l'appello però rimane inascoltato. Il rischio ora è che il conflitto in Siria posso avere ripercussioni non solo all'interno della Regione mediorientale, ma anche sul fronte del Mediterraneo.