I civili scappano, lasciano la capitale sudanese Khartoum come possono, quando gli scontri tra l'esercito regolare e i paramilitari delle Forze di supporto rapido si fanno meno intensi. Vanno verso i villaggi, si rifugiano nelle zone del Paese dove non si combatte, fuggono oltreconfine. 20 mila avrebbero attraversato la frontiera con il Ciad secondo i dati delle Nazioni Unite. Intrappolati nella capitale, teatro delle violenze, ci sono anche migliaia di stranieri. In queste ore gli Stati Uniti valutano un'eventuale evacuazione del personale diplomatico e dei connazionali, e lo stesso fanno i Governi europei, tra cui Germania, Francia, Spagna e l'Italia. Sono circa 200 gli italiani nel Paese. Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, su Twitter e Facebook ha scritto che l'ambasciata a Khartum è operativa e in contatto costante con i nostri cittadini sul posto. Per poter far uscire dal Paese in sicurezza gli stranieri servirebbe però una tregua di alcuni giorni, fanno sapere sia da Bruxelles sia da Washington. Con l'aeroporto internazionale chiuso e teatro di combattimenti e gli aerei da guerra dell'aviazione sudanese nei cieli, i Governi fanno pressioni per una pausa nelle ostilità che permette le operazioni. Eppure, benché le ore scorse siamo state più calme i combattimenti sono ripresi intensi. La tregua, che era stata annunciata, ha avuto vita breve e il numero delle vittime continua a salire. Secondo l'Organizzazione Mondiale della sanità i morti in Sudan sarebbero più di 400, i feriti oltre 3 mila. Nelle scorse ore sono rimasti uccisi, nei combattimenti, un operatore delle Nazioni Unite e un cittadino americano.