Kiev resta alla finestra e si chiede cosa può aspettarsi la Donald Trump. In Ucraina l'ottimismo sulle capacità da negoziatore del nuovo presidente sembra però prevalere sulla paura che gli Stati Uniti interrompano bruscamente gli aiuti militari. Di certo dallo staff del presidente sono arrivati i segnali contrastanti, prima la promessa di mettere fine alla guerra in 24 ore e le prese in giro di Zelensky. Poi però il team che lavora sul dossier ha ammesso la complessità della situazione parlando di almeno 100 giorni per incardinare il cammino verso la pace. Un primo segnale dal Cremlino è arrivato a poche ore dall'insediamento, con le congratulazioni di Putin e la disponibilità a dialogare con Trump per una pace di lunga durata. Ma gli obiettivi massimalisti della Russia in Ucraina restano tali e le posizioni sono ancora distanti anni luce. Quel che sembra subito con l'arrivo di Trump sembra l'ingresso dell'Ucraina nella NATO, mentre un cessate il fuoco con il congelamento della linea del fronte sembra ancora possibile. Il problema è convincere Putin e poi gestire il dopo. Il punto non trattabile per tutti gli ucraini sono le garanzie di sicurezza, cioè la certezza che una volta fermati i combattimenti la Russia non torni ad attaccare per conquistare altri territori. Ma anche questa, sottolineano a Kiev, è una questione per solutori più che abili servirebbe una forza di interposizione e non è ancora chiaro da quali soldati dovrebbe essere composta, di certo non americani. Ma anche L'Europa è divisa e riluttante. Intanto Zelensky prova subito a cercare un avvicinamento a Trump la sua politica della pace attraverso la forza, dice, è un'opportunità per ottenere realmente la pace. Quel che resta agli ucraini è la consapevolezza che la guerra andrà ancora avanti e ogni giorno che passa la Russia conquista nuovi territori. Il tempo gioca a sfavore dell'Ucraina.