Prima l'allarme di un rischio radioattivo lanciato da Kiev, poi la rassicurazione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Nodo del contendere la disconnessione elettrica della centrale di Chernobyl, in mano ai russi dal 24 febbraio, che aveva messo in allarme l'Agenzia. I sistemi che permettono di controllare a distanza i materiali nucleari della centrale ucraina, chiusa dal 2000, avevano smesso di trasmettere i dati di monitoraggio. Poco dopo il ministro degli esteri di Kiev, Kuleba, twittava "l'interruzione di corrente alla centrale di Chernobyl causerà a breve il blocco dei sistemi di raffreddamento dell'impianto di stoccaggio del combustibile nucleare, rendendo imminente la fuoriuscita di radiazione". Dopo l'allarme di Kiev immediata la precisazione dell'Agenzia che non vede alcun impatto grave sulla sicurezza riguardante la centrale di Chernobyl. Ciononostante si sta violando un pilastro fondamentale di sicurezza sulla garanzia di un'alimentazione ininterrotta. Un dato quindi è certo, il rischio nucleare, la grande preoccupazione che aleggia sul conflitto ucraino e il fiato rimane sospeso. Nel paese sono attualmente 4 le centrali attive su un totale di 15 reattori. Di queste 4 l'impianto più grande d'Europa, quello di Zaporizhzhya, nel sud-est del paese, è ora in mano a Mosca. Stressante anche la situazione dei tecnici ucraini che lavorano sotto sorveglianza dei russi. Kiev accusa così: Controllare le centrali nucleari ucraine per la Russia non è solo un modo per tenere sotto scacco la comunità internazionale. Avere il controllo degli impianti che forniscono energia al paese è fondamentale, significa controllarne l'attività industriale, senza contare l'impatto sulla popolazione. Questi stabilimenti coprono infatti il 55% del fabbisogno energetico dell'Ucraina.