Il senso della visita definita importantissima e simbolica, dagli stessi protagonisti è nel messaggio che Italia, Francia e Germania sono andate a portare a Zelensky, il loro sostegno alla richiesta ucraina di essere candidato membro dell'Unione Europea. Scholz e Macron però hanno voluto anche togliersi di dosso l'ombra di alcuni sospetti con cui erano arrivati a Kiev, l'indecisione del primo ed alcune dichiarazioni del secondo, avevano fatto pensare che, i principali paesi europei, volessero mettere pressioni su Zelensky affinché prendesse in considerazione importanti sacrifici territoriali o di sovranità, pur di arrivare alla pace con l'aggressore russo. Concordi con Draghi, quindi, anche loro hanno voluto chiarire che nessuno può trattare a nome dell'Ucraina, nessuno può imporle una pace che non vuole. La visita, quindi, sembra essere stata solo una prova di totale sostegno a Kiev, un sostegno che, tramite le decisioni prese anche dalla NATO nelle stesse ore, si rafforza ulteriormente dal punto di vista militare, con la fornitura di nuove armi a lungo raggio e pezzi di artiglieria. Ora il sì dei tre allo status di candidato all'Unione Europea dovrà trasformarsi in un sì unanime di tutti e 27 gli Stati Membri nel Consiglio europeo del prossimo giovedì ed è a questo che dovranno lavorare i leader. Nel complesso però, la visita più simbolica e significativa a Kiev dall'inizio della guerra, sembra aver chiarito l'intenzione dei principali paesi europei di mantenere solido ed unito il fronte a supporto dell'Ucraina e per la linea dura con la Russia, proprio ora che il prolungarsi della guerra e le conseguenti difficoltà economiche iniziano a minare la convinzione di alcuni europei, in un braccio di ferro con Mosca che sembra diventare sempre più duro.