La Russia è pronta a garantire l'uscita dei civili dell'acciaieria di Azovstal ma i militari asseragliati nello stabilimento devono arrendersi. È la condizione posta dal Cremlino, in una telefonata tra Putin e il Premier israeliano Bennett, per garantire i corridoi umanitari dalle acciaierie di Mariupol. Un nuovo tassello che getta ancora una volta luce sinistra sugli accordi, nonostante si fosse arrivati ad un cessate-il-fuoco i militari della Brigata Azov hanno denunciato combattimenti e bombardamenti. Una circostanza che sarebbe stata smentita da Putin che ha ribadito l'ordine del 21 aprile scorso, che è di non combattere ad Azovstal. L'unico cessate-il-fuoco che finora ha veramente funzionato e permesso la fuga dalle viscere dello stabilimento risale a domenica scorsa. Atteso, nelle prossime ore, un convoglio delle Nazioni Unite che dovrebbe arrivare in città per proteggere l'uscita dai rifugi. Tra smentite e accuse lo scontro non accenna a tregue anche nel Donbass dove l'amministrazione delle autoproclamate repubbliche filo russe ha disdetto la parata del 9 maggio simbolo della vittoria di Mosca sul nazismo. Ma Kiev denuncia le intenzioni di far sfilare gli ucraini a Mariupol come prigionieri. Oltre allo scontro sul campo Mosca è in pressing psicologico sul mondo. Mostra i muscoli con il lancio di missili capaci di trasportare testate nucleari, un'esercitazione o simulazione che dir si voglia come risposta al rifornimento di armi e intelligence occidentali a Kiev. Esercitazioni nell'enclave di Kaliningrad, nel cuore dell'Europa tra Polonia e Lituania, scelta logistica di chiaro avvertimento con più di 100 militari coinvolti nella simulazione di azioni con radiazioni e contaminazioni chimiche. Mosca evoca il mostro del conflitto nucleare o biologico per ricordare agli alleati di Kiev che oltre la stretta economica su gas e petrolio la catastrofe di una guerra sporca è dilagata è un maledetto rischio plausibile.























