Sì, vogliamo un'Ucraina sovrana. Ma pensare di tornare ai confini del 2014 è irrealistico. Peraltro l'adesione di Kiev alla Nato per gli USA non è un elemento per raggiungere la pace. Pete Hegseth non perde tempo in convenevoli in perfetto stile Trump, appena atterrato in Europa per partecipare al vertice Nato, dà indicazioni precise sulla road map della sua amministrazione, partendo dal tormentone caro a Trump. L'Europa deve spendere di più per l'alleanza atlantica. Dopo fissa secondo Washington il tetto di spesa ragionevole, il 5% del Pil dei paesi membri. Così Mark Rutte, segretario generale della Nato, si trova a dover fare da pompiere. Hegseth sostiene ha assolutamente ragione. La Nato deve essere un'organizzazione letale, altrimenti non possiamo mantenere la capacità di deterrenza e questo è fondamentale e poi ha aggiunto. Lui punta al 3% da vedere come reagiranno gli alleati che faticano a raggiungere il due. Ma al di là delle cifre, però, il punto è che si sta facendo strada una via negoziale per il conflitto in Ucraina e che Washington la vede come un do ut des un concetto sempre più chiaro anche al presidente ucraino Zelensky, che dopo aver rotto il tabù dell'integrità territoriale, si è detto disponibile a ragionare su uno scambio con Mosca, qualora dovesse aprirsi un tavolo negoziale. Mosca guarda e manda segnali di apertura con il rilascio di un professore americano, Mark Fogel, detenuto in Russia dal 2021 in cambio di Alexander Vinnick, un cyber criminale russo che si è dichiarato colpevole di cospirazione l'anno scorso. Tanto più che, secondo quanto ha rivelato Fox News, l'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti Steve Witkoff, avrebbe parlato per tre ore e mezza con il presidente russo Vladimir Putin e il segretario di Stato Marco Rubio non ha né confermato né smentito l'incontro. .