Le avevamo lasciate in Polonia, esauste, dopo tre giorni di viaggio: Oksana, con il suo zaino, Veronika con la giacca nuova. Ora sono a casa della sorella Ivana, con la cuginetta Micole e dopo i primi giorni di assestamento, ci raccontano come stanno: "Abbiamo fatto, per prima cosa, ospitalità. Poi da lì abbiamo fatto, in Questura, la dichiarazione di presenza e per questo ci hanno detto che al momento, così, loro sono regolari per 90 giorni." Devono ancora fare la tessera sanitaria, soprattutto per la piccola, ma non è facile smaltire l'ansia del viaggio. "Non mi sono ancora resa conto che loro sono scappati dalla guerra. Cioè nel senso, i primi giorni, quando facevano il viaggio, quando erano in Polonia, c'era questa ansia, questa preoccupazione. Invece quando sono arrivati, dicevo: ecco ora sono a casa, nel senso sono con me dicevo. Ecco sono ospiti e quindi, diciamo, ho fatto un respiro di sollievo perché così almeno erano a casa." Casa: è la parola che ricorre di più durante il nostro incontro. Per Ivana, Oksana è a casa, ma per Oksana la sua casa è altrove. Oksana ci racconta delle notti in viaggio: in un auto, 4 adulti e 4 bambini. Sono stati i momenti più difficili, abbiamo pensato di tornare indietro più volte. Oksana e Ivana pensano al loro nonno rimasto da solo a 300 km da Leopoli, ha 85 anni, non avrebbe retto il viaggio. Poi il racconto di Oksana torna a quella frontiera, con un prima e un dopo. Oksana e Veronika, a casa loro ci torneranno e mentre le salutiamo ci promettono che ci racconteranno anche quel viaggio, con la gioia che le accompagnerà.























