Camminare a Mariupol è l'inferno. La tragedia giace a terra, in corpi avvolti tra le macerie, nel colore spento dei palazzi inceneriti. L'odio è nel ferro massiccio dei carrarmati che da settimane l'assediano. La città simbolo della Resistenza non esiste quasi più. È stata chiusa. Per entrare e uscire è necessario un pass rilasciato dai militari russi. Così riferisce il consigliere del sindaco Petro Andryushchenko. Le autorità di Mosca non hanno confermato l'informazione. Documento che sarebbe necessario anche per muoversi tra i vari quartieri. I cittadini per ottenerlo sarebbero stati anche sottoposti a controlli rafforzati, sequestro cellulari, in alcuni casi deportazione. La città prova ancora a resistere all'offensiva. Nei bunker dell'acciaieria Azovstal, bastione della Resistenza, 11 km quadrati di edifici, magazzini, cunicoli sotterranei, sono nascosti anche dei civili, tra cui bambini, anziani e donne. Lo riferisce il capo della Polizia alla TV locale. Vivono in condizioni terribili senza medicine, cibo o acqua, sempre secondo fonti ucraine. Nello stabilimento circa 2 mila combattenti, tra membri della brigata Azov e marines della 36° brigata, che hanno rifiutato la proposta di resa dell'invasore. Uscire dai rifugi comporta rischi altissimi ma c'è chi non può farne a meno. "I russi vogliono letteralmente distruggere e finire il Donbass": l'ennesimo messaggio del Presidente Zelensky che invoca altre armi. Sostiene che 5.000 bambini sarebbero stati deportati nella regione di Mariupol, verso la parte russa, dall'inizio dell'invasione. Di loro non ci sarebbe traccia.