Mentre sulle città ucraine cadono le bombe, l'Europa piombata improvvisamente nella paura di un conflitto allargato, deve continuare a reinventarsi, come ha già fatto in queste due settimane di guerra. L'appuntamento è a Versailles, nella Reggia francese. Nelle prossime ore, i Capi di Governo dei 27 Stati membri, dovranno definire la nuova politica di difesa europea e mettersi d'accordo su come sostenere una rapida uscita dalla dipendenza dal gas e dal petrolio russi. Lo sforzo umanitario per accogliere i milioni di profughi dell'Ucraina, è già un importante passo avanti, come la fornitura di armi a Kiev, che però ne chiede di più e implora più mezzi, ad esempio caccia militari in grado di contendere il controllo dei cieli agli aerei russi. I Paesi europei hanno già mandato migliaia di armi, mezzi e munizioni in aiuto della resistenza ucraina. Ora devono stabilire se questo può essere un primo, concreto passo, verso la costituzione di una difesa europea comune. Difesa che tutti ora sentono necessaria, visto che nessuno sa come andrà a finire il confronto a distanza con Mosca. Per quanto riguarda l'energia invece, diversi Governi chiedono che l'Unione imponga un tetto all'aumento dei prezzi e sperano in una sorta di nuovo recovery fund, che sostenga gli investimenti per calmierare il costo delle bollette e l'acquisto comune di stock di gas e petrolio. Colpire la Russia, facendo precipitare gli acquisti di combustibili fossili, vorrebbe dire assestare un colpo durissimo al Cremlino, già alle prese con le dure sanzioni in atto che si sono allargate anche ad altri 140 uomini d'affari russi. Per quanto riguarda il dialogo con Mosca e la diplomazia, per ora l'UE, schierata con Kiev, sembra fare un passo indietro. Guarda agli sforzi di Erdogan, ai tentativi di Israele, ma spera ed insiste che Pechino, la vera potenza in grado di influenzare la Russia, decida finalmente di prendere in mano la situazione.























