Migliaia di uomini russi, nostri padri, fratelli e mariti verranno gettati nel tritacarne della guerra. Per chi moriranno? Per cosa dovranno piangere le madri e i figli? La chiamata generale alla piazza era partita come tam tam attraverso i Social del Movimento anti guerra Besna. I russi hanno risposto, a piccoli gruppi di decine di persone a fronte di una massa preponderante di poliziotti, consapevoli che l'avrebbe portati all'arresto. Eppure sono scesi lo stesso e la risposta al regime di Putin è stata quella prevista: la repressione. Da Ekaterinburg alla Siberia, fino a Mosca dove le immagini raccontano la solita scena di pullman che vengono riempiti di manifestanti pacifici strattonati e spinti con violenza dai poliziotti. Oltre 1000 le persone fermate secondo la ONG OVD info. E' difficile stimare quale sia la reale consistenza dell'opposizione in Russia, certo non è la maggioranza, anche se per ogni persona scesa in piazza ce ne sono decine se non centinaia che restano bloccate per la paura delle ritorsioni. E Aleksej Navalny è la prova vivente del prezzo da pagare per il dissenso. Nonostante una pena indefinita, al termine di un processo farsa, il blogger anti Putin dal carcere ha avuto la forza di rilanciare la protesta. E se gran parte dell'opinione pubblica per ora si dice favorevole alla politica di Putin, non si possono nemmeno ignorare altri segnali inequivocabili perché c'è chi rimane e protesta, ma molti se ne vanno. Secondo quanto segnalato dal sito Aviasales@are you, che si occupa di vendita di biglietti aerei già a mezzogiorno non era più possibile comprare i voli da Mosca verso Azerbaijan, il Kazakistan, l'Uzbekistan e il Kirghizistan. Chi non può in aereo, lo fa via terra, verso la Finlandia un fiume in piena che le guardie di frontiera russe stanno cercando di bloccare.