Guerra in Ucraina, Podolyak: negoziare ora non ha senso

Da un lato il ticchettio della crisi alimentare che incombe sui Paesi africani e del Medioriente che sul grano russo e ucraino fanno affidamento per il proprio fabbisogno. Dall'altro la necessità di fermare un conflitto che superato il centesimo giorno non sembra aver imboccato una direzione certa. E anzi sembra essere destinato a protrarsi a lungo, addirittura per anni. Eppure le macerie e i miliardi di danni e la prospettiva di un futuro cupo per l'intero sistema economico mondiale non sono in grado di sbloccare la situazione. Ultimo in ordine di tempo il capo dei negoziatori ucraini Mykhailo Podolyak che ha ribadito che allo stato attuale non ha senso sedersi al tavolo con i russi e che lo si potrà fare solo dopo aver respinto gli invasori verso i confini. Il punto però è che la cronaca dal campo non sembra affatto andare in questa direzione. È vero che Stati Uniti, Gran Bretagna ed Europa, come ha confermato la CNN, tengono incontri regolari per individuare una soluzione diplomatica ma è anche vero che per ora nessun piano, nemmeno quello italiano articolato in quattro punti, sembra essere riuscito a convincere le parti a sedersi al tavolo anche con l'obiettivo minimo di un cessate il fuoco. Anche il Presidente americano Biden e l'omologo ucraino Zelenski hanno ribadito di volere una conclusione negoziale. Il Segretario della NATO Jens Stoltenberg ha sottolineato come non spetti all'Alleanza decidere o avere opinioni forti su ciò che l'Ucraina dovrebbe accettare o non accettare, ricordando l'imprevedibilità della diplomazia. Mentre il Papa ha dichiarato di stare valutando la possibilità di andare in Ucraina. L'altro obiettivo, sbloccare l'export di grano e fertilizzanti dai porti ucraini, è cruciale per limitare quella che si preannuncia come una delle più gravi crisi alimentari per Africa e Medioriente. Il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che da parte sua non c'è alcun problema ad aprire i porti a condizione però che cadano le sanzioni nei confronti della Bielorussia. Così che la diplomazia sembra sprofondare anche lei, sempre di più, in un pantano.