Aveva solo 13 anni, una felpa blu e tutti i suoi sogni. Camminava in strada vicino alla fermata dell'autobus. Quando le truppe russe, hanno aperto il fuoco sul distretto di Saltivka a Kharkiv. In tre sono morti, una donna, un uomo e questo bambino. Gli tengono la mano e pregano per la sua anima, mentre ancora a terra perché non si senta solo almeno nella morte. Altri corpi scomposti, altre vite spezzate vengono raccolte, sistemate nei sacchi. Mentre in ospedale, a combattere tra la vita e la morte ci sono anche i bambini, il più piccolo, ha solo 3 anni. Il sangue scorre ancora nel Donetsk, così come nel sud del paese dove la battaglia più dura come documentano gli ultimi attacchi, e come dichiara ministro degli Esteri la Russia ormai ha ampliato i suoi obiettivi militari oltre il Donbass. Le armi consegnate all'occidente, hanno spostato l'attenzione russa dalle regioni di Donetsk e Lugansk, a quelle meridionali alcune già sotto il controllo delle forze russe. Le parole di Lavrov, tolgono ogni dubbio non possiamo permettere, che la parte dell'Ucraina che Zielinsky controllerà o chiunque lo sostituirà, disponga di armi che rappresenterebbero una minaccia diretta per il nostro territorio. Il territorio di quelle repubbliche, che hanno dichiarato la loro Indipendenza. I continui ricatti di Putin, all' Occidente sulla possibilità che i flussi di gas potrebbero essere nuovamente interrotti, limitati se le sanzioni impediranno ulteriori interventi di manutenzione, buttano benzina sul fuoco.























