Guerra in Ucraina, Russia: denunceremo Kiev per terrorismo

Denunciare il Governo ucraino per coinvolgimento in atti di terrorismo sul suolo russo, valutare la legittimità del mandato presidenziale di Zelensky, chiedere l'arresto e l'estradizione del capo degli 007 di Kiev. Sono le azioni mosse da Mosca contro Kiev in una guerra che non si combatte solo sul campo. La Russia sta preparando la documentazione per citare in giudizio, davanti a corti internazionali, il Governo di Kiev, con l'accusa di coinvolgimento in atti di terrorismo sul suolo russo, non in relazione all'attentato del 22 marzo al Crocus City Hall, per cui è stato arrestato un un foreign fighters che avrebbe confessato di aver trasportato armi e su cui, specifica il ministero degli esteri russo, c'è ancora un'indagine in corso. Documentazione che ha portato alla richiesta di arresto e di estradizione del capo degli 007 di Kiev Vasiily Malyuk. E sul piano politico il Cremlino valuterà anche la legittimità del mandato presidenziale del presidente ucraino Zelensky, dopo lo slittamento delle elezioni che avrebbero dovuto svolgersi il 31 marzo, annullate a causa della legge marziale. Azioni mosse mentre il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto per l'arruolamento obbligatorio nelle forze armate che riguarda tutti i cittadini della Federazione russa tra i 18 e 30 anni, che non sono nella riserva e che sono soggette alla leva militare, 147mila coscritti che entro l'estate saranno arruolati. "Ci difendiamo e non ci arrendiamo", ha detto il presidente ucraino Zelensky nel suo messaggio di Pasqua, mentre gli Stati Uniti potrebbero approvare un nuovo pacchetto di aiuti per Kiev, con sistemi di arma a lungo raggio, il voto della camera statunitense è previsto per il 7 aprile, dopo la pausa pasquale. Aiuti finora ritardati da questioni interni al congresso e che hanno visto l'impegno diplomatico del presidente Zelensky nei mesi scorsi. Intanto la Francia esorta la Cina ad inviare messaggi chiari alla Russia, un invito espresso direttamente dal ministro degli esteri francese, Stephane Sejourné, dopo i suoi colloqui con l'omologo Wang Yi.