Secondo la propaganda russa si tratta di una pausa per dare ristoro alle truppe dopo i successi dell'offensiva di primavera secondo quella ucraina invece si tratta di uno stallo dovuto alla sanguinosa operazione lanciata per la conquista del Donbass. Ed è vero che Severodonetsk è caduta e che parte della regione è ancora sotto attacco ma è anche vero che secondo Kiev potrebbe trattarsi di una vittoria di Pirro che ha ridotto i ranghi russi. A conferma di questa notizia suffragata dall'aggiornamento dell'Ukrinform, l'agenzia d'informazione nazionale ucraina i morti dei reparti russi stanno arrivando a quota 38 mila, secondo gli ultimi rapporti servizi inglesi, reparti di risevisti mal equipaggiati si stanno ammazzando ai confini come rinforzo alle truppe sul campo, come sempre forse la verità è nel mezzo e l'unico dato incontrovertibile che gli scontri hanno avuto un rallentamento e se si tratti di una quiete prima della tempesta o meno è tutto da vedere, non che la guerra si è fermata sono segnalate ancora intensi raid nel Donbass, nella regione di Donetsk dove sono stati colpiti un supermercato e un edificio residenziale, tra le vittime un bambino di 9 anni mentre ancora si scava nelle macerie per portare in salvo il maggior numero di persone. Sul fronte politico invece c'è da segnalare l'ennesima dichiarazione del presidente ucraino Zelensky come contraltare all'incrollabile silenzio russo secondo cui i no ai rifornimenti americani e i razzi Himars sono decisivi per contrastare il terrorismo russo. E lo stallo sul campo è anche per la diplomazia, il bilancio del G20 dei ministri degli esteri di Bali fotografa la distanza siderale tra Russia e Occidente e questo era scontato, in più è stato certificato anche il muro di incomunicabilità tra Washington e Pechino, il ministro cinese Wang non ha fatto alcun apertura all'omologo americano Blinken, anzi ha accusato gli Usa di essere sinofobi.























