È un fatto che, sul campo, la Russia abbia cambiato strategia: è stata costretta ad arretrare e restituire porzioni ampie di terreno, nonostante tenti continue sortite. Per questo ha iniziato a bersagliare le strutture civili con l’obiettivo di fiaccare la resistenza ucraina, soprattutto dei civili, privandola dei beni primari: la luce, il calore e l’acqua. Un terzo della popolazione è privo di qualsiasi fornitura, e l’agenzia per l’energia ucraina ha annunciato di lottare per restituirla almeno due volte al giorno per due ore. Una situazione talmente critica che anche gli alleati cominciano a temere conseguenze catastrofiche per il prossimo inverno. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken, da Bucarest per il vertice NATO, ha definito «barbari» gli ultimi attacchi russi contro gli obiettivi civili. «Mostrano che Putin non è interessato a una soluzione diplomatica del conflitto», ha concluso. Mentre il Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, ha espresso parole durissime nei confronti di Mosca. «I missili e i droni continuano a colpire le città ucraine, i civili e le infrastrutture critiche e questo sta causando enormi sofferenze umane, mentre si avvicina l'inverno». Si è spinta oltre la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, che ha invocato la creazione di un tribunale ad hoc per i crimini russi e di voler collaborare con la Corte Penale Internazionale per la Russia. «Deve pagare per i suoi crimini orribili», ha detto, minacciando di congelare i fondi russi per farle pagare i danni causati dalla sua aggressione. Von del Leyen stima in circa 600 miliardi i danni subiti dall'Ucraina e parla di circa 320 miliardi di beni russi congelati. Pronta la replica moscovita: saranno adottate misure «adeguate» in risposta all'eventuale decisione dell'UE. Lo ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova. Facendo presagire gravi ritorsioni. Intanto la Russia mostra i muscoli e continua a colpire obiettivi civili: ultimo in ordine di tempo, l'ospedale di Sumy. Un altro crimine di guerra.























