Rinunciare al petrolio russo non è facile, almeno per alcuni paesi europei. E così il sesto pacchetto di sanzioni che doveva essere già approvato la scorsa settimana fatica ancora a vedere la luce. Il problema principale è rappresentato dall'Ungheria, il premier Orban minaccia di porre il veto al provvedimento vuole più soldi in indennizzi, più tempo e più rassicurazioni. Bruxelles aveva proposto di smettere di acquistare greggio da Mosca entro 6-8 mesi, ma l'Ungheria e la Slovacchia avrebbero avuto ancora un altro anno di tempo prima di imporre la sanzione. Ciò non è bastato a Budapest, l'Ungheria non ha sbocchi sul mare dipende fortemente dal petrolio russo e dai suoi oleodotti, non avrebbe quindi la possibilità di farsi arrivare in breve tempo greggio con navi ed ha stabilimenti fortemente settati sulla raffinazione del petrolio fornito da Mosca. Di qui una serie di problemi che in queste ore i tecnici della Commissione europea e quelli dei singoli Stati stanno tentando di risolvere. Con Orban hanno parlato sia la Presidente della Commissione europea Von der Leyen sia il Presidente francese Macron ed è prevista una videoconferenza tra tutti i Capi di Governo interessati. Il Presidente francese ha avuto un colloquio, a proposito di Ucraina, anche con l'omologo cinese Xi Jinping, i due si sono detti d'accordo sulla necessità di un negoziato diretto tra Kiev e Mosca.























