Sarà l'Ucraina a decidere se e come quando sedersi a trattare con il suo invasore. Washington e Mosca gelano le attese di un colloquio diretto tra i Presidenti di Stati Uniti e Russia. Le due superpotenze coinvolte sui fronti opposti della guerra in Europa. L'Alleanza Occidentale, guidata da Biden cerca il dialogo. Prossimamente il francese Macron, appena istruito dal Presidente americano, proverà a telefonare a Putin. Ma il Capo della Casa Bianca pur disponibile se il russo fosse intenzionato a cessare i bombardamenti non ne vede la possibilità, almeno nell'immediato. Dal Cremlino rispondono che si, Putin è aperto ai colloqui, anzi li preferirebbe, ma rifiuta le condizioni per intavolarli dettate da Biden, che si ostina a non riconoscere i nuovi territori annessi dalla Russia con i referendum farsa di settembre. E pretenderebbe addirittura che prima di parlare Mosca ritirasse i soldati dal suolo ucraino. Il 13 dicembre a Parigi ci sarà una conferenza internazionale dei paesi che promettono a Kiev sostegno indeterminato, parlando con il Cancelliere Tedesco Scholz, Putin ha accusato l'occidente di avere una politica distruttiva perché continua a fornire all'aggredito le armi per difendersi. L'Unione Europea trova intanto l'accordo per accodarsi al G7 nell'imporre un tetto al prezzo del petrolio Russo, trasportato via mare. Lo ha fissato a 60 dollari al barile secondo la Presidente della Commissione Von Der Leyen, ridurrà significativamente le capacità di finanziarsi di Mosca. In realtà sembra una mossa più politica che concreta. Intanto perché la Russia potrebbe ignorare l'offerta Europea al ribasso e aumentare le forniture a Cina e India. E poi perché già oggi il petrolio è scambiato quasi a quel prezzo ma con un costo di produzione stimato intorno ai 35 dollari al barile, tutto ciò che è superiore è per Putin, un bel guadagno.