Eroi, così li chiama Zelensky nel suo messaggio notturno ma per i soldati impegnati sul campo a Bakhmut la realtà non cambia. Eh si, come ammette il Presidente ucraino, la situazione è molto difficile. I russi hanno distrutto qualunque ostacolo con cui ripararsi. Bakhmut insomma sembra persa, anche se l'Ufficio di Comunicazione delle forze ucraine nel suo bollettino descrive una situazione un po' diversa e parla di 60 attacchi russi respinti dall' esercito di Kiev, e accenna alla città del Donbass come a uno dei tanti fronti in cui si concentrano gli scontri. Eppure Zelensky ha ribadito la necessità di altre armi. Sul fronte diplomatico invece si intensifica lo scambio di accuse con epicentro Washington, che da parte sua accusa Pechino di essere una fornitrice di armi a Mosca. O meglio, di aver preso in considerazione questa eventualità. Lo ha sostenuto il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price. Non è ancora avvenuto, ha aggiunto, ma Pechino ha tuttavia fornito altre forme di aiuto a Mosca e non è stata un attore trasparente. Dal canto suo Mosca punta il dito contro Washington. Secondo quanto sostiene il capo della Forza di protezione contro la guerra a radiologica, chimica e batteriologica, Igor Kirillov, veicoli blindati americani sono partiti verso il fronte carichi di equipaggiamento per la guerra chimica e questo dimostrerebbe l'intenzione degli stessi Stati Uniti e dei loro complici di condurre una provocazione con l'uso di sostanze chimiche tossiche. Insomma una false flag, un pretesto. È comunque sempre difficile districarsi nella ridda di dichiarazioni che quotidianamente giungono dalla Russia. Poco prima di queste parole Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva fatto una causa apertura verso i negoziati di pace, aggiungendo però che le proposte di Germania e Francia non sarebbero potute essere presa seriamente in considerazione perché provenienti da Paesi coinvolti.