È attesa per l'incontro tra il Segretario di Stato americano Blinken e il Governo israeliano, dopo che il diplomatico statunitense ha visitato i maggiori Paesi arabi nel suo quarto tour mediorientale dall'inizio del conflitto tra Israele e Gaza, nel tentativo di coinvolgere Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi a partecipare nella ricostruzione e governance di Gaza, una volta che la guerra sarà finita. Ma il rischio di escalation regionale è sempre più concreto, e anche su questo Blinken ha cercato di lavorare insieme alle controparti arabe, nonostante l'uccisione di Wissam al Tawil, importante leader di Hezbollah da parte delle forze israeliane nel Sud del Libano. Netanyahu e Galant si mostrano uniti nell'affermare di essere pronti a replicare il modello Gaza su Beirut, qualora le forze sciite di Hezbollah non indietreggino dal confine. Ma per Hezbollah nessuna trattativa fino a quando continuerà l'aggressione militare israeliano a Gaza. Il Ministro degli Esteri libanese rincara la dose affermando di poter mediare con Hezbollah a patto che le forze israeliane si ritirino dai territori libanesi occupati e smettano incursioni militari in territorio libanese. Una richiesta che difficilmente verrà considerata dal Primo Ministro Netanyahu. Al centro di questa instabilità, la guerra dentro Gaza, che continua senza sosta con forte intensità, soprattutto nel Centro e nel Sud dell'enclave palestinese. Gran parte del personale medico evacua l'ospedale di Al-Aqsa, dove però continuano ad arrivare decine di morti e feriti ogni giorno, una frazione delle oltre 23mila vittime. Altri due giornalisti morti in bombardamenti in un contesto dove non solo la libertà di stampa è a rischio, ma la mera e propria sopravvivenza. Circa una persona su quattro, infatti, soffre la fame. Fonti di intelligence israeliana rivelano di sapere dove si trova il leader di Hamas Sinwar, ma che l'esercito si trova impossibilitato a colpire, perché lo stesso si starebbe nascondendo insieme a molti dei 130 ostaggi ancora dentro la Striscia di Gaza dal 7 di ottobre. Il Qatar, Stato mediatore, ha annunciato a colloquio con Blinken, che le tensioni in Libano hanno bloccato le trattative per la loro liberazione.