Se l'obiettivo dell'ultimo distruttivo attacco di Israele contro il campo di sfollati di Al Mawasi, zona umanitaria nel sud della Striscia di Gaza, era quello di centrare ed uccidere Mohammed Deif, il numero 2 di Hamas, fra le menti del massacro del 7 ottobre, il raid è fallito. Il leader militare non è stato colpito. A dichiararlo è stato un funzionario di Hamas all'indomani della strage che ha causato la morte di almeno 90 civili, la metà dei quali sono donne e bambini e centinaia e centinaia di feriti. Confermato invece il decesso del comandante della Brigata di Khan Younis Rafa Salameh, avvenuto nel corso del massacro. Il dirigente di Hamas facendo riferimento ai brutali attacchi di ieri anche nel campo profughi di Al Shati a Gaza City, ha dichiarato che il movimento ha deciso di interrompere i negoziati sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza denunciando la mancanza di serietà e continui massacri israeliani. Il chiaro riferimento è a quelle immagini diffuse dal governo di Gaza che mostrano un enorme cratere, gente che scava tra le macerie per cercare sopravvissuti tra grida e scene di dolore. Per i militari israeliani, i due leader di Hamas si nascondevano fra i civili. E nel comunicato, i vertici militari hanno sostenuto che tentare di uccidere Deif fosse un'occasione da non perdere, un obiettivo troppo importante da perseguire anche a costo di danneggiare negoziati con Hamas. Quello a Khan Younis non è stato l'unico raid israeliano sulla Striscia di Gaza. Hamas ha, infatti, fatto sapere che in un attacco contro una sala di preghiera in un campo profughi sulla spiaggia di Gaza, ci sono stati almeno 17 morti.