Le sanzioni internazionali contro l'Iran decise da Stati Uniti e Unione Europea limitano molto gli scambi che i singoli Paesi del Vecchio Continente possono avere col Paese degli Ayatollah, che rimane comunque cruciale per il trasporto di idrocarburi tramite lo Stretto di Hormuz, dal quale passano grandi quantità di greggio e gas estratti anche da altre zone del Medio Oriente, tra i quali il metano liquefatto del Qatar, nostro secondo fornitore. Ma al di là dei traffici di idrocarburi l'Iran ha storicamente buoni rapporti con l'Italia, tanto che per import ed export siamo tra gli Stati europei, secondi solo alla Germania, avendo perso solo di recente la prima posizione. Gli scambi commerciali in totale l'anno scorso valevano poco più di 700 milioni di euro cioè un sesto di quanto accadeva nel 2018, non dipendiamo certo dall'Iran per le nostre esportazioni pari allo 0,1% di quello che vendiamo all'estero, ma siamo il loro dodicesimo fornitore. Uno stop o una riduzione delle relazioni potrebbero creare all'Iran problemi di approvvigionamento in alcuni settori, ma la bilancia commerciale pende a nostro favore e quindi sarebbe l'Italia a perderci di più. Tra le merci che esportano maggiormente le nostre imprese ci sono i macchinari, oltre la metà del totale, seguiti da prodotti chimici, medicinali ed elettronica. In pratica la più esposta è l'industria manifatturiera tricolore, anche perché quello che riceviamo sono soprattutto metalli come il ferro, che importiamo per farne acciaio, prodotti agricoli e materie prime per la farmaceutica. .