"Oggi è cominciata la nostra risposta alle prime parole di Biden." Come sempre la tempistica non è casuale, quasi in contemporanea con l'arrivo delle salme dei 3 soldati americani nella base del Delaware. I bombardieri USA, partiti diverse aree del globo, hanno colpito con durezza le postazioni delle milizie filo iraniane in Siria ed Iraq con un bilancio pesante, almeno 85 le postazioni prese di mira. Il Presidente americano dopo essersi mostrato commosso all'arrivo delle salme ha sfoderato la grinta del Commander in Chief, facendo capire che la morte dei 3 soldati in Iraq, uccisi in un raid di droni firmato dai miliziani filo iraniani, non resterà impunita e non si fermerà ai raid. Il Segretario alla Difesa Lloyd Austin ha precisato che l'attacco si è concentrato solo su obiettivi militari e ha fatto intuire che le azioni di rappresaglia potrebbero prendere altre forme come cyber attacchi contro l'Iran. Teheran, che secondo un copione ufficiale non è coinvolta, ha però lasciato strali contro l'operazione USA. "È un'azione avventurosa, un altro errore strategico a parte degli americani che non farà altro che aumentare le tensioni e l'instabilità della regione." ha detto la dirigenza iraniana, mentre Damasco ha protestato per la presenza delle truppe statunitensi sul suo territorio definendola un'occupazione che non può continuare. Il focolaio da cui tutte le crisi si sono innescate, cioè la crisi di Gaza, per ora non sembra dare indicazioni chiare. Si discute della tregua ma non è chiaro in che termini e secondo indiscrezioni di stampa la leadership del movimento islamista è spaccato tra due fazioni. Gli esuli che insistono per avere maggiori concessioni, mentre i capi all'interno dell'enclave sarebbero disposti ad accettare le 6 settimane di stop. Fa discutere intanto l'iniziativa di 800 diplomatici USA e UE che hanno siglato una lettera in cui si chiede di fare pressione su Israele per una tregua, a dimostrazione di un malessere crescente, transatlantico, nel supportare la prova di forza del governo Netanyahu. Una prova che diventa ogni giorno meno sostenibile a livello politico e diplomatico.