l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi ha dichiarato che le autorità israeliane hanno torturato alcuni membri dello staff dell'UNRWA durante gli interrogatori, mentre veniva chiesto loro del potenziale coinvolgimento agli attacchi sferrati da Hamas il 7 ottobre. Intanto i negoziati non si sbloccano, la delegazione israeliana continua a disertare il tavolo delle trattative al Cairo perché Hamas rifiuta di inviare ad Israele la lista degli ostaggi ancora in vita tra gli oltre 130 rimasti prigionieri a Gaza. L'assenza dell'elenco dei nomi, si traduce per lo Stato ebraico, in un nulla di fatto, in un momento in cui Stati Uniti, Egitto e Qatar, i tre principali mediatori, spingono per un cessate il fuoco che da sei settimane si è ridotto a 40 giorni all'interno della Striscia di Gaza, prima dell'inizio del Ramadan, ovvero entro il 10 marzo. Eppure c'è un ostacolo forse ben più grande, il movimento islamista palestinese non ammorbidisce le proprie richieste, folli, agli occhi del Premier israeliano Benjamin Netanyahu, tra cui quella di un cessate il fuoco permanente all'interno dell'enclave, e minaccia di non procedere allo scambio di prigionieri se Israele non dovessi annullare l'operazione militare a Rafah. Mentre cresce la paura di ritrovarsi dentro l'ennesimo déjà vu, visto che alla stregua di una settimana a fine novembre sono seguiti soltanto annunci e false speranze, i raid dell'esercito con la Stella di David mietono almeno 12 vittime nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza. Ma la tensione sale anche in Cisgiordania, dove il fuoco dell'IDF uccide un palestinese di 16 anni, mentre protestava vicino a Ramallah, contro le operazioni militari delle forze di difesa israeliane all'interno della Striscia. Intanto la visita del Ministro del Gabinetto di Guerra Benny Gantz a Washington, irrita Netanyahu perché non consultato. Il leader del Likud ammonisce l'ex Capo di Stato Maggiore ricordandogli che di Primo Ministro ce n'è uno solo. Ma le frizioni non riguardano solo il governo israeliano, anche i rapporti tra la Casa Bianca e lo Stato ebraico non sono dei migliori, dopo che il Presidente americano Joe Biden è sempre più insofferente rispetto alla strategia militare del suo alleato all'interno della Striscia di Gaza, perché troppo aggressiva. Ecco che Gantz allora potrebbe essere il giusto interlocutore.