L'attacco israeliano contro l'Iran potrebbe avvenire prima delle elezioni americane, queste le ultime indiscrezioni diplomatiche sono dei più temuti scenari del Medioriente ma con una rassicurazione. Il primo Ministro israeliano Netanyahu avrebbe garantito al Presidente americano Biden di non colpire i siti nucleari iraniani, limitandosi a target militari e di infrastrutture. Entrambe le amministrazioni non confermano né smentiscono le indiscrezioni ma intanto arriva in Israele una squadra militare americana scelta per installare un nuovo sistema di difesa contro i missili balistici di corto, medio e intermedio raggio, soprattutto alla luce della crescente preoccupazione dell'industria militare israeliana, di rischiare di non poter far fronte con gli attuali sistemi di difesa ad attacchi congiunti provenienti da Iran, Hezbollah e altre forze sciite nella regione. Se il supporto sulla difesa di Israele non è mai stato messo in discussione da parte degli Stati Uniti, la vendita degli armamenti in chiave offensiva è invece potenzialmente a rischio. Una lettera indirizzata ad Israele da parte dei segretari americani Blinken e Austin danno un limite di tempo di 30 giorni per fare chiarezza sulla crescente catastrofe umanitaria dentro la striscia di Gaza, dopo le denunce di organizzazioni umanitarie e in ultimo delle Nazioni Unite, che ha definito l'enclave palestinese un posto oramai invivibile. L'America chiede l'aumento degli aiuti per la popolazione civile dentro Gaza, dopo che si è registrato il numero più basso di camion umanitari nel mese di settembre, anche potenziando il passaggio dalla Giordania e di terminare l'assedio totale al momento in corso nella parte settentrionale, offrendo garanzie, che i 400.000 civili sotto ordine di evacuazione, potranno tornare nelle loro aree di provenienza, un timore sempre più crescente all'interno di Gaza, dove continua a crescere anche il numero dei morti, oltre 42.200 da inizio conflitto, decine solo nelle ultime ore. In Libano intanto un quarto della popolazione è oramai sfollata per via del conflitto. Il vice segretario di Hezbollah ribadisce che il gruppo sciita è disposto ad accettare un cessate il fuoco e l'indietreggiamento a 10 km dalla linea blu ma solo a cambio del cessate il fuoco dentro Gaza. Benjamin Netanyahu rifiuta pubblicamente ogni proposta per la fine delle ostilità che sia unilaterale e afferma che mai permetterà il ritorno ad una situazione pre 7 di ottobre ossia con Hezbollah e Hamas armati e ai confini territoriali.