Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha approvato l'invio del capo del Mossad, David Barnea, ai negoziati per il cessate il fuoco in Qatar, in segno di progresso nei colloqui sulla guerra a Gaza. Eppure, mentre la diplomazia internazionale, in primis l'amministrazione americana uscente di Joe Biden, continua a lavorare per cercare di raggiungere un accordo tra Israele ed Hamas, prima dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, previsto per il 20 gennaio, i raid dell'esercito israeliano non si placano all'interno della Striscia. Nelle ultime 48 ore, secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della Salute dell'enclave, affiliato ad Hamas, hanno perso la vita almeno 32 persone, portando così il bilancio totale delle vittime dall'inizio del conflitto, dal 7 ottobre 2023, ad oltre 46.500. Intanto il Primo ministro ad interim Libanese, Najib Mikati, a Damasco, nella sua prima visita ufficiale da quando lo scorso 8 dicembre la coalizione guidata dai ribelli islamisti ha preso il potere in Siria, ha incontrato il nuovo leader Siriano Ahmed al-Sharaa, conosciuto con il nome di Abu Mohammad al-Julani. Durante il faccia a faccia, Mikati ha sottolineato come la priorità del suo governo sia la demarcazione dei confini terrestri e marittimi con la vicina Siria. Una questione respinta dal regime di Bashar al-Assad. Al-julani, da parte sua, si è detto fiducioso che la nuova dirigenza siriana possa sostenere relazioni strategiche e duratura con il Libano, dopo le elezioni di Joseph Aoun a presidente avvenuta il 9 gennaio dopo un vuoto politico istituzionale di oltre due anni.