La striscia di Gaza è diventata inabitabile, secondo l'ONU, la popolazione sta morendo di fame ed è spinta sull'orlo del baratro denuncia l'Organizzazione Mondiale della Sanità, mentre l'Unicef stima che circa 19mila bambini siano rimasti orfani o senza alcun adulto che si prenda cura di loro. La decisione di una quindicina di paesi, tra cui l'Italia, di tagliare temporaneamente i finanziamenti all'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi in seguito al presunto coinvolgimento di una dozzina di dipendenti nell'attacco di Hamas del 7 ottobre avrà conseguenze catastrofiche, perché mancheranno i fondi per permettere all'agenzia, definita dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres spina dorsale di tutta la risposta umanitaria a Gaza, di operare all'interno delle enclave palestinese esacerbando così le difficoltà di sopravvivenza in un lembo di terra dove dall'inizio del conflitto hanno perso la vita quasi 27mila persone. Intanto una delegazione di Hamas è volata al Cairo per discutere il potenziale accordo con Israele che prevederebbe un primo cessate il fuoco di sei settimane in cambio del rilascio di una parte degli ostaggi israeliani e di tre detenuti palestinesi per ogni ostaggio liberato. L'accordo potrebbe includere ulteriori pause nei combattimenti durante le quali verrebbero rilasciati i soldati israeliani tenuti prigionieri e i corpi degli ostaggi uccisi da Hamas eppure il movimento islamista palestinese spinge per un cessate il fuoco permanente, condizione però da sempre respinte dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ribadisce ancora una volta la volontà dello stato ebraico di combattere all'interno della striscia di Gaza fino alla vittoria totale. A Beirut raro incontro tra i rappresentanti di Hamas e Fatah il partito del presidente palestinese Mahmoud Abbas, per migliorare l'azione di coordinamento politico tra le due forze antagoniste palestinesi. Preoccupano le tensioni nel Mar Rosso, nuovi raid degli Houthi contro una nave militare americana. Il gruppo sciita filo iraniano dello Yemen promette di continuare ad attaccare le navi che transitano in questo specchio d'acqua dove naviga a circa il 30% del Commercio Marittimo internazionale in risposta all'operazione militare israeliana a Gaza in supporto della popolazione palestinese.