Sì, siamo stati noi. Il GUR, il servizio di intelligence ucraino, quasi non nasconde la soddisfazione nell'amettere che l'attacco, avvenuto con i droni a Mosca, è stata un'operazione speciale. Sull'esito, ovviamente, il dibattito è aperto. Per i russi si tratta di un fallimento, dato che non ci sono stati né vittime né danni, anche se poi mostrano le immagini di un edificio distrutto. Per gli ucraini è la prova che la Federazione non ha il pieno controllo del cielo, e hanno aggiunto che questi attacchi continueranno e aumenteranno di portata. E questo, secondo la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, sarebbe un atto di terrorismo internazionale. Un'accusa da cui si deve difendere Mosca, a 48 ore dalla distruzione della Cattedrale della Trasfigurazione a Odessa. Un fatto che ha provocato lo sdegno internazionale dall'UNESCO al Vaticano, che con Francesco ha condannato la barbarie del raid. Anche su questo punto, però, il Cremlino ha fornito la sua versione, puntando il dito contro gli ucraini. Quel che è certo adesso è che l'Ucraina sta attaccando su un fronte, quello Sud-Orientale, e sostiene di aver liberato altri 16 km quadrati di territorio. Resta da chiedersi se sia abbastanza, per gli Stati Uniti sì, secondo Mosca la controffensiva è un fallimento, e concentra i suoi sforzi bellici martellando Odessa, porto fondamentale del commercio del grano. E all'accusa di voler affamare i Paesi africani, dipendenti da quelle derrate, il Presidente russo si è detto fiducioso, che per evitare la crisi alimentare, basti rimpiazzare le forniture ucraine con quelle russe. Abbiamo avuto un raccolto eccezionale, ha detto nel corso dell'ennesimo incontro con Alexander Lukashenko, il suo più fedele alleato, sempre meno presentabile a livello internazionale e sempre più coinvolto nel conflitto, dopo aver ospitato le testate nucleari, il ras bielorusso ha accolto anche i mercenari Wagner, reduci dal tentato golpe, e paventa una loro invasione della Polonia nell'ennesima escalation di tensione.