Sono passati 10 mesi dall'inizio di quella che il presidente russo chiamava operazione speciale. La mattina del 24 febbraio Putin attacca l'Ucraina da Sud, attraverso la penisola di Crimea, già annessa con lo stesso metodo dell'invasione nel 2014, da Nord attraverso la Bielorussia guidata dall'amico Alexander Lukashenko e da Est, passando per il Donbass. Doveva essere un'operazione rapida, invece la strategia scelta, l'impreparazione di molti soldati e gli armamenti bellici, hanno cambiato le cose. Anche grazie alla resistenza dei soldati ucraini, che hanno combattuto senza risparmiarsi sul campo e sul fronte diplomatico, invocando e ottenendo l'aiuto economico e militare di buona parte dei Paesi occidentali. Determinante il Fattore Zeta. Zeta come la lettera scelta da Mosca per simboleggiare l'invasione. Zeta come Zelensky, il presidente che dopo le prime bombe, agli americani che offrivano piani di evacuazione, rispose: ho bisogno di munizioni, non di un passaggio. Dalla primavera scorsa, l'esercito russo si è dovuto ritirare dalle zone Nord dell'Ucraina. Kiev ha ripreso il controllo anche di alcune città a Est, come Lyman e Izyum e ora il conflitto, per la prima volta anche Vladimir Putin si è dovuto arrendere almeno a chiamarlo così, conflitto, durante una conferenza stampa, si concentra soprattutto sul fronte del Donbass. In mezzo c'è stato tutto l'orrore che le guerre portano con sé, e di più. Le bombe su ospedali e università, gli stupri di massa, le fosse comuni di Bucha con i cadaveri dei civili uccisi per strada, l'assedio di Mariupol dove gli ucraini hanno resistito per mesi, asserragliati nell'acciaieria Azovstal, i rischi di incidenti nucleari per gli attacchi alla centrale di Zaporizhzhia, i bambini portati di forza in territorio russo. Mosca ha colpito le principali infrastrutture elettriche del Paese, rendendo così difficile per gli ospedali lavorare, per le attività andare avanti e per le persone riscaldarsi. Per la Croce Rossa Internazionale ci sono oltre 6 milioni e 200 mila sfollati interni e oltre 11 milioni di sfollati fuori dal Paese. A Bakhmut, la trincea da 77 mila abitanti, lungo la linea del fronte, dove il presidente Zelensky è andato poco prima di volare a Washington da Joe Biden, gli attacchi in questi giorni continuano.























