A furia di giocare col fuoco il rischio è che l’incendio si propaghi. A sostenerlo è il capo dell’intelligence tedesca, che in una serie di dichiarazioni alla Reuters descrive uno scenario preoccupante: la Russia, che starebbe manomettendo i satelliti europei, vuole mettere alla prova la determinazione a ricorrere all’articolo 5 della NATO. Il Presidente Trump continua a muovere i pezzi del suo domino nel frattempo e nomina un suo fedelissimo, il generale in pensione Keith Kellog, inviato speciale per l’Ucraina. Intanto, dopo anni in cui l’opzione diplomatica era considerata impraticabile, Kiev sembra aver cambiato atteggiamento. Il capo dell’ufficio di presidenza ucraina, Andriy Yermak, ha sostenuto infatti che le trattative con la Russia potrebbero partire da prima del 23 febbraio del 2022. Questo potrebbe essere un viatico per aprire di nuovo i colloqui di pace. L’ipotesi, che esplicita la sostanziale rinuncia ucraina verso la Crimea, era già stata sdoganata anche dallo stesso Zelensky che giorni fa aveva detto che la riannessione della penisola si sarebbe potuta raggiungere anche politicamente e che non aveva senso sperperare vite umane per questo risultato. Perché la battaglia aerea prosegue intanto, con un continuo martellamento russo delle infrastrutture energetiche, così che in tutto il Paese è stata dichiarata l'allerta aerea a causa della minaccia rappresentata da un caccia russo MiG-31K, potenziale portatore del missile ipersonico Kinzhal. Sostegno politico giunge dal vertice dei Paesi del Nord e Baltici, che hanno riaffermato il loro supporto a Kiev: "Con i nostri alleati, siamo determinati a rafforzare la nostra deterrenza e difesa contro gli attacchi convenzionali e ibridi, e a rafforzare le sanzioni contro la Russia”. Da parte sua, Mosca si limita a minacciare in risposta alle speculazioni su un possibile utilizzo di un'arma nucleare da parte dell'Ucraina. E, come sempre caustica, la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova ha scartato l’ipotesi come una follia assoluta che viene imposta dagli occidentali a una certa parte della classe dirigente ucraina.