Le immagini del deposito di petrolio in fiamme nella Regione russa di Briansk a 50 km dal confine con l'Ucraina raccontano molto di come stia andando questa guerra finita lontano dai riflettori dei media. Per il secondo giorno consecutivo Kiev ha rivendicato attacchi a depositi petroliferi in Russia prima nella lontana regione di San Pietroburgo, ora vicino a un confine che due anni fa ha visto passare i carri armati russi diretti verso la Capitale. Sono settimane che Kiev ha intensificato gli attacchi in territorio russo che si tratti del mare davanti la Crimea, dove è stata affondata una grande nave da sbarco dei cieli sopra il mare d'Azov, dove è stato abbattuto un importante aereo da ricognizione russo o di questi depositi. Per farlo Kiev non usa solo missili forniti dagli alleati occidentali che sono sempre di meno, ma soprattutto i nuovi droni di fabbricazione nazionale il cui sviluppo industriale è stato enorme negli ultimi mesi. Per reggere ad una guerra che rischia di essere molto lunga l'Ucraina sta infatti pianificando di espandere la propria industria militare per dipendere sempre meno dagli aiuti occidentali sia con produzioni indipendenti che con collaborazioni industriali all'estero. Dopo aver sperimentato durante la fallita controffensiva quanto siano forti le linee di difesa russe e come siano impenetrabili i campi minati, l'unica speranza è di riuscire a guadagnare una superiorità tecnologica che consenta di scardinare le difese nemiche da lontano prima di provare a liberare i territori occupati. Per farlo però l'aiuto occidentale non può mancare a partire dai jet F16 che dovrebbero arrivare nei prossimi mesi e dalle batterie di contraerea sempre più necessarie di fronte ai bombardamenti russi che si sono fatti molto più accurati. Per questo il presidente Zelensky e i suoi collaboratori sono stati così presenti al Forum di Davos perché per quanta buona volontà Kiev possa metterci e in questo senso è pronto un decreto per mobilitare altri quattro 500.000 uomini senza il supporto degli alleati, il destino della guerra sul lungo corso è comunque segnato a favore della Russia.