Le tensioni tra Ucraina e Polonia aumenterano e sono destinate a crescere anche le frizioni tra Kiev e le altre capitali europee. Quello che dice il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, viene accolto come la prevedibile provocazione russa che approfitta della prima occasione per screditare la tenuta della coalizione occidentale pro-Kiev. In realtà, evoca una delle paure striscianti, la capacità di sostenere su lungo periodo, l'enorme sforzo militare ed economico per il conflitto contro la Russia. Russia che sfrutta le paure materializzate lungo il confine polacco bielorusso e, capovolgendo la prospettiva, accusa Varsavia di essere aggressiva. Insomma, come a dare forza alle argomentazioni del premier polacco Mateusz Morawiecki che aveva annunciato lo stop alle forniture militari all'Ucraina, sostenendo di non poter svuotare i propri arsenali, causa la minaccia di Minsk. È vero: se Washington e anche il presidente polacco Duda hanno smorzato la polemica, il Capo di Stato, con due dichiarazioni, ha precisato che non ci sarà un reale blocco delle forniture e ha poi aggiunto che la disputa sul grano non influenzerà le relazioni bilaterali tra Varsavia a Kiev. Lo stesso Zelensky, che pure aveva usato toni sferzanti all'ONU, ha gettato acqua sul fuoco, ringraziando la Polonia per il sostegno. Ma, per certi versi, la frittata è fatta. La polemica delle ultime ore ha alzato il livello di allerta a livello internazionale, perché la frattura tra Kiev e Varsavia segna una crepa pericolosa tra due alleati, un tempo strettissimi. C'è chi, come il leader dell'opposizione, l'ex Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha accusato Morawiecki di aver sferrato una pugnalata alla schiena all'Ucraina per meri motivi elettorali, data la prossimità delle elezioni. C'è più di un fondo di vero: gli agricoltori polacchi, e non solo, temono che la fine del divieto di importazione della produzione ucraina possa danneggiarli. E gli agricoltori sono un bacino elettorale importante, mentre invece l'Ucraina preme affinché le barriere cadano. Una soluzione dovrà essere trovata, ma l'impressione, è che le parole di Peskov non siano solo una provocazione.