"Andiamo a Varsavia dove c'è Gianluca Ales. Gianluca, insomma, difficile credere che poi in settimana possa esserci questo incontro, anche perché il Cremlino poi ha fatto sapere che una delle condizioni sarebbe avere già sul tavolo una sorta di trattato su cui discutere". "Sì, beh, diciamo che, allora, innanzitutto, è molto complicato dare conto seguendo tutti i botta e risposta continui che ci sono in questo momento. Probabilmente l'unica indicazione che ha senso, in questo momento, per capire qual è la direzione in cui vanno i negoziati sono le dichiarazioni dei negoziatori, cioè di Podolyak e quella di ieri di Medinsky, il capo negoziatore russo, i quali entrambi convengono sul fatto che comunque le posizioni si stanno avvicinando e il punto su cui ci si deve accordare è il cessate il fuoco, il ritiro delle truppe russe che immaginiamo possa essere quantomeno complicato allo stato attuale data la cronaca sul campo, e lo status dell'Ucraina, cioè la sua neutralità rispetto alla NATO. Sono questi i punti. Sicuramente è anche di buon senso far sedere a un tavolo i due Presidenti solamente quando si avrà una bozza piuttosto, come dire, consolidata e strutturata per poter avere una negoziazione seria, anche se tutti quanti convengono nel fatto che solamente loro due potranno mettere un punto a questa terribile vicenda. Per il resto bisogna registrare le dichiarazioni che, come ho detto, appunto, sono un po' un botta e risposta caotico in cui ci sono accuse, contraccuse, reclami e così via dicendo. Kiev, lo dicevi, appunto, ha chiesto a Pechino di condannare la Russia. Più che una richiesta è chiaramente una provocazione, soprattutto all'indomani della telefonata fra Biden e XI Jinping e soprattutto dopo le parole di Lavrov che nel commentare tutta questa serie di eventi ha detto: «Comunque questa vicenda farà sì che la Cina e la Russia rafforzino la loro unione». Il che non sembrerebbe in effetti, data anche la freddezza o quantomeno la neutralità con cui la Cina sta seguendo questa vicenda. Ha lanciato un generico appello alla pace, insomma, forse deludendo anche le aspettative russe. Da par loro i russi invece continuano, come abbiamo raccontato ieri, a proseguire, a sostenere la legittimità del loro intervento, della loro operazione speciale, come viene chiamato l'intervento in Ucraina. Abbiamo sentito ieri Putin che parole ha usato. Però, come abbiamo detto, un conto è quanto viene detto ufficialmente in queste dichiarazioni che hanno un valore naturalmente propagandistico, un conto è quello che succede nei negoziati. E in effetti, per rispondere alla domanda iniziale, forse una settimana è troppo, 10 giorni forse potrebbe essere un termine ragionevole, stanno sempre alle indiscrezioni che giungono dai tavoli".























