Da quando è apparso evidente che Mosca avrebbe usato il ricatto energetico come arma dopo l'invasione dell'Ucraina, il Presidente del Consiglio dimissionario Mario Draghi e il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio hanno visitato capitali di Paesi esportatori di gas. Con i Governi in questione hanno siglato accordi per forniture energetiche e per azzerare la dipendenza da Mosca. Azerbaijan, Algeria, Angola, Repubblica del Congo e Mozambico fatta eccezione per il Qatar sono però tutti Paesi con caratteristiche comuni, da una parte una dubbia stabilità politica dall'altra una tradizione di robusta amicizia con la Russia che si vuole sostituire. Dei nuovi partner energetici dell'Italia, nel voto di aprile per estromettere Mosca dal Consiglio per i Diritti umani e delle Nazioni Unite, Qatar, Angola e Mozambico si sono astenuti Repubblica del Congo e Algeria hanno votato contro. Attorno al famigerato tavolo al quale si è seduto prima della guerra anche il Presidente francese Emmanuel Macron Vladimir Putin ha accolto due giorni prima dell'invasione dell'Ucraina il leader dell'Azerbaijan Ilham Aliyev per firmare accordi che hanno ampliato la cooperazione economica e militare. Mosca, il principale fornitore di armi del Paese dove rimane sospeso lo status della regione contesa del Nagorno Karabakh, teatro di un conflitto congelato. L'Algeria dove siede un anziano presidente, debole inviso alla popolazione che prima della pandemia ha manifestato per mesi fino a far cadere l'antico regime di Abdelaziz Bouteflika, ha appena concluso esercitazioni militari congiunte con l'alleato russo, sul confine marocchino. L'Angola uno dei paesi africani dove il debito cinese è più alto, dipendente per decenni dalle forniture militari dell'ex Unione Sovietica si avvicina a delicate elezioni ad agosto, mentre oltre venti paesi hanno inviato nell'ultimo anno, truppe in Mozambico per tenere sotto controllo un'insurrezione armata jihadista nel Nord.























