Costretti ad arretrare sul terreno i russi ripiegano sul controllo dell'area. Severodonetsk è l'epicentro della guerra in Ucraina ma dopo giorno in cui si preannunciava la caduta e città del Donbass i russi, che avanzavano su tre direttrici, sono stati costretti a ripiegare. Le sorti dello scontro sono tali da spingere il Capo militare regionale del Lugansk, Sergey Gaidai, a dichiarare che con le armi occidentali la città sarebbe completamente ripulita nel giro di 72 ore. E le armi occidentali soprattutto americane arrivano, però il cielo è della federazione e nella notte martellano la città colpendo la fabbrica chimica Azot dove si produce tra l'altro ammoniaca. Non si ha ancora un bilancio preciso dell'attacco ma Gaidai ha spiegato che nella struttura oltre a 200 dipendenti si trovano 600 residenti e 800 rifugiati ed è impossibile evacuarli proprio per i continui raid aerei. Ma la guerra prosegue anche in altre aree. Secondo i report dei servizi britannici, sempre molto dettagliati, emerge che oltre a Severodonetsk, nelle ultime 48 ore il gruppo orientale delle forze russe ha aumentato i propri sforzi per avanzare a sud di Izjum, sempre nell'est. L'avanzamento sull'asse di Izjum era rimasto bloccato da aprile dopo che le forze ucraine avevano fatto buon uso del terreno per rallentare l'avanzata russa. La Russia, sostiene l'intelligence britannica, probabilmente è in difficoltà di organico nel gruppo orientale decimato dall'infruttuoso assedio di Kiev e forse cerca di guadagnare slancio in quest'area per esercitare ulteriore pressione su Severodonetsk e avere la possibilità di avanzare più in profondità nell'oblast di Donetsk. Ora resta da capire se la città sarà in grado di resistere alla pioggia di fuoco che si sta abbattendo su di lei. Il Presidente Zelenski, nel suo consueto comunicato notturno, ha espresso preoccupazione sulla possibilità di un negoziato. La Russia si sente ancora troppo forte dobbiamo indebolirla, ha detto, tutto il mondo dovrebbe farlo.