Discriminati, esclusi e colonizzati dal XVIII secolo. I tatari, popolo indigeno della Crimea, vivono una tragedia nella tragedia. La minoranza musulmana, è stata separata dalla sua terra e vive in esilio. E con l'invasione dell'Ucraina, la situazione non ha fatto altro che peggiorare: doppiamente rifugiati. La prima annessione sotto Caterina la zar, poi deportati da Stalin nel 1944 e infine, l'annessione alla Russia del 2014. Mentre 500 mila russi si sono trasferiti nella penisola, i tatari continuano l'esodo. Alim, attivista politico, è uno di questi. E chi ha un impegno politico, rischia sempre di più. Arresti, perquisizioni e minacce. Come racconta Anna, nome di fantasia, che è rimasta in Crimea. Così, nella penisola sul Mar Nero, in seguito alla colonizzazione russa ormai i tatari rappresentano solo il 15% della popolazione.