L'arsenale è praticamente infinito, eppure non basta. È impossibile dare un resoconto esaustivo dell'enorme quantità di armi fornite dall'Occidente all'Ucraina a partire dal 24 di febbraio. Per qualità e quantità la mole di mezzi militari ha reso l'esercito ucraino il quindicesimo al mondo. Senza gli aiuti di almeno 30 paesi occidentali, Kiev sarebbe caduta in poche settimane. E con il passare dei mesi sono arrivate armi sempre più sofisticate. I primi a essere usati sul campo a marzo sono stati i famosi missili anticarro Javelin americani e gli Nlaw inglesi. Hanno arrestato l'avanzata su Kiev assieme ai droni turchi Bayraktar che colpivano dal cielo. Sempre a marzo sono poi arrivati i missili terra-aria Stinger e Starstreak. Ad aprile, quando l'offensiva russa si è concentrata a sud e a est, sono iniziati ad arrivare gli obici, gli M777, i missili Brimstone e gli Harpoon, sistemi missilistici a lancio multiplo capaci di colpire tra i 20 e i 40 km di distanza. La svolta per l'Ucraina è arrivata a giugno con la decisione americana di mandare gli Himars, l'arma più evoluta finora in dote all'esercito di Kiev, insieme agli M270 inglesi. Colpiscono con precisione a 80 km di distanza e hanno permesso la riconquista della regione di Kharkiv e di Kherson, associati agli Harm, arrivati a luglio, e ai pezzi di artiglieria leggera da 120 e 155 mm che sono stati continuativamente mandati al fronte dalle potenze occidentali insieme a una quantità immane di materiale militare, che va dai radar, ai mezzi blindati, fino ai veicoli armati da combattimento come gli Stryker e i Bradley. In estate e in autunno è stata la volta dei sistemi di difesa aerea, necessari per proteggersi dai bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche. Prima gli aerei Sting, poi i Nasams e infine i Patriot americani. Il sistema più evoluto che richiede un addestramento particolarmente complicato. A fronte dell'avanzamento russo in Donbass, tra Soledar e Bakhmut in gennaio, sono stati promessi i carri armati, prima i Challenger inglesi, poi i Leopard tedeschi e poi gli Abrams americani. In tutto ne potrebbero arrivare più di 300, necessari per provare a fermare l'annunciata avanzata russa dei prossimi mesi e tentare una controffensiva. Da ultimo gli Stati Uniti hanno acconsentito a fornire gli Himars con i missili GLSDB a medio-lungo raggio, che ampliano la portata del sistema missilistico da 80 a 150 km e costringerebbero la Russia ad arretrare ulteriormente i depositi dove accumulano le forniture per il fronte e le munizioni. Le prossime richieste di Kiev sono già sul piatto, i jet F16 e addirittura i sottomarini per riconquistare il controllo delle acque del Mar Nero. Gli alleati, per ora, hanno detto no, ma tutto, come sempre, dipenderà dall'andamento del conflitto nelle prossime settimane.