Sostegno duraturo a Kiev. I leader del G7 ribadiscono l’appoggio all’Ucraina in vista del millesimo giorno di guerra. La Russia resta l’unico ostacolo ad una pace giusta e duratura e le sanzioni continueranno. Così come continuerà l’impegno dei paesi occidentali a supporto della lotta degli ucraini per la libertà, l’indipendenza e l’integrità territoriale. Una dichiarazione che attira subito i ringraziamenti di Zelensky che fa il paio con quella di Ursula Von Der Leyen, che accusa Putin di “usare ancora una volta l’energia come arma, cercando di ricattare l’Austria e l’Europa tagliando le forniture di gas.” Le parole di solidarietà a Kiev arrivano all’indomani della controversa telefonata del Cancelliere tedesco Scholz a Putin, la prima dopo due anni, che sembrerebbe invece sdoganare il Presidente russo come interlocutore con cui si può parlare proprio alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca che dovrebbe portare ad un'inversione di rotta della diplomazia e della politica militare americana mettendo rapidamente fine al conflitto. Una telefonata, quella tra Scholz e Putin, dai toni abbastanza duri, in cui Scholz ha condannato l’aggressione russa e ha chiesto a Putin di ritirare le truppe e di negoziare con Kiev, sentendosi però rispondere che qualsiasi accordo deve tener conto delle nuove realtà territoriali e degli interessi di sicurezza della Russia. La linea è quella già tracciata più volte da Mosca. Se volete sedervi al tavolo, l’Ucraina deve rinunciare ai territori persi finora e all’adesione alla Nato. Non è un caso che Zelensky abbia criticato duramente il colloquio tra Scholz e Putin. "La telefonata", ha detto il Presidente ucraino, "apre il vaso di Pandora. Ora ci potranno essere altre conversazioni. Era quello che Putin cercava per rompere l'isolamento internazionale suo e della Russia." Lo stesso Presidente ucraino lavora intanto per portare il futuro Presidente americano dalla sua parte. Ha preparato un piano di resilienza da presentare accanto al piano per la vittoria e si è detto fiducioso che la pace possa arrivare nel 2025 per vie diplomatiche. Perché, dice lui, grazie alle politiche di Trump la guerra finirà prima del previsto.