Non è un buon momento per Mosca. Le truppe russe sono impantanate in una strategia robotica di attacchi per conquistare il terreno nell'oblast di Donetsk. Un obiettivo che sembra sempre più distante dalla realtà del terreno. Questa la foto impietosa dell'Institute for the Study of War. Se a questo si aggiungono anche le truppe ucraine, che riprendono il controllo di porzioni sempre più ampie di territorio, fino a far vacillare l'autoproclamata Repubblica di Donetsk, la scoperto degli orrori compiuti dagli invasori a Izyum e infine lo scivolone dell'attacco al convoglio dell'Elemosiniere del Papa Krajewski, è facile capire come il vento abbia cambiato decisamente rotta, tanto da spingere l'ex-capo dei negoziatori nonché consigliere di Zelensky, Mychajlo Podoljak, ha scartare quasi con sdegno la possibilità di negoziati tra Putin e la controparte Ucraina: sarebbe una perdita di tempo. Insomma, sono passati i tempi in cui il Ministro degli Esteri di Kiev, Kuleba, a Istanbul quasi implorava un cessate il fuoco e corridoio umanitari al granitico Lavrov. Sì, la situazione sul campo e mutato e anche a livello diplomatico sembra che il vento sia decisamente contrario. Già a Samarcanda Vladimir Putin ha dovuto fare i conti con la distanza di Pechino e New Delhi, partner commerciali sì, ma che non hanno dimostrato alcuna intenzione di schierarsi politicamente al fianco di Mosca. Anzi, hanno ribadito che la pace resta la priorità. Le goffe contromosse russe, per contrastare l'avanzata Ucraina, del resto sono catastrofiche in termini di immagine internazionale. Colpire l'ospedale di Kharkiv è indifendibile. Resta da vedere, allora, come si comporteranno gli altri possibili alleati alla prossima Assemblea Generale dell'ONU. La cui agenda è state riviste per i funerali di Elisabetta II, e gli occhi sono puntati sul Venezuela, il cui peso politico e comunque scarso, e l'iran del Presidente Raisi, in questo caso da vedere le ricadute sul sempre più complesso dossier nucleare.























