Non smette di denunciare la crudele guerra in Ucraina Papa Francesco, e insieme non cessa di indicare una strada diversa per risolvere il conflitto. Se il giorno precedente ha definito aberranti gli atti compiuti nella Nazione, all'Udienza Generale del mercoledì dice che questa è una guerra di aggressione, è un tradimento di Dio, una bestemmia. Parole in qualche modo indirizzate anche al Patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, che questa guerra invece giustifica e benedice. "L'aggressione armata di questi giorni, come ogni guerra, rappresenta un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo del Signore della Pasqua, un preferire al suo volto mite quello del falso Dio di questo mondo". Il mondo crede di ottenere la pace attraverso la forza, dice Francesco, ma questo è un inganno che si ripete nella storia. Questa pace è falsa, è solo un intervallo tra le guerre. La pace di Cristo invece è radicalmente un'altra cosa. Un'udienza che è anche un modo di rispondere alle forti polemiche suscitate dalla decisione di far portare la croce, nell'ultima stazione della Via Crucis al Colosseo di venerdì, a una donna russa e a una ucraina. Scelta contestata persino dall'Arcivescovo greco-cattolico di Kiev e, sorprendentemente, anche dal Nunzio del Vaticano in Ucraina. Si rischia di confondere -dicono- l'aggredito e l'aggressore. Ma per Francesco rappresentare insieme i due popoli sotto la croce di Cristo attraverso due donne, Irina, infermiere ucraina e Albina, studentessa russa di medicina, unite dalla stessa fede e che piansero insieme allo scoppio del conflitto, mostra un'idea diversa non solo di concepire la vita e la storia ma anche di cosa sia il Cristianesimo.