Un uomo solo, nell'immensa Cattedrale dell'Annunciazione, che assiste alla messa del Natale Ortodosso. Immobile, impassibile, lo sguardo fisso. E' questa l'immagine che rappresenta l'attuale situazione di Vladimir Putin, la scelta forse era per sottolineare la sua leadership, ma per certi aspetti si è rivelata un boomerang. Più che un leader, lo Zar sembra sempre più chiuso nel suo personale isolamento. Mentre il mondo lo esclude e lo disapprova, o come per la Cina e l'India, si limita a non criticarlo apertamente. Il Natale Ortodosso, che segue il calendario Giuliano, per tradizione si celebra 2 settimane in ritardo rispetto a quello cattolico. Ha visto anche cerimonie in tutta l'Ucraina, anche se molti, in polemica con il patriarcato ortodosso di Mosca, hanno seguito il calendario Gregoriano. Segnale di due mondi che si allontanano irreversibilmente, che non comunicano se non per smentirsi a vicenda. Come per il cessate il fuoco, proclamato unilateralmente dalla Russia ma che secondo Kiev, è stato regolarmente violato soprattutto nel Donbass. I russi hanno colpito la regione di Kherson 39 volte nelle ultime 24 ore, la denuncia di Ukrinform. Mosca però ribadisce che dalle 12,00 del 6 gennaio, le truppe russe osservano il cessate il fuoco lungo l'intera linea di contatto. Nel frattempo i Servizi ucraini rilanciano la notizia secondo cui i russi, in vista della temuta controffensiva invernale, sarebbero in procinto di avviare un'altra mobilitazione di 500.000 coscritti. Sul fronte internazionale invece l'Occidente sfodera l'ultima arma politica. A marzo, ha annunciato il Governo britannico, si terrà a Londra la Conferenza Internazionale sui crimini di guerra in Ucraina. L'obiettivo, si legge nel comunicato, è aumentare il sostegno finanziario pratico offerto alla Corte Penale Internazionale e a coordinare gli sforzi per garantire che abbia tutto ciò di cui ha bisogno per svolgere indagini e perseguire i responsabili.