Scattata la mezzanotte, ripresa la pioggia di fuoco sull'Ucraina e la mappa dei Raid russi copre praticamente tutto il Paese, in particolare come sempre i distretti industriali e le infrastrutture civili. Le sirene hanno suonato nelle regioni di Poltava, Kirovograd e Dnipropetrovsk. Bersagliati i distretti industriali di Kramatorsk e Kostyanty-niv-ka. L'esercito russo ha Russo ha bombardato in particolare la periferia di Zaporizhzhia, sede della più grande centrale nucleare d'Europa. Le esplosioni che l'intera città ha sentito sono un'altra prova che la Russia è un paese senza onore e coscienza ha accusato il sindaco fedele a Kiev. La risposta degli ucraini è stata lanciare missili contro la centrale elettrica di Staro – beshev - skaya, nella regione di Donetsk, nel Donbass, occupato dai russi. Insomma, con lo scattare della Mezzanotte, la tregua è cessata anche se, nella sostanza, non è mai stata veramente applicata da Kiev e Mosca. Ed è un esercizio inutile cercare di capire chi abbia iniziato. Resta il fatto che le armi hanno costretto gli ucraini a celebrare il Natale ortodosso nei rifugi antiaerei, un'occasione di pace persa. Così nelle stesse ore in cui Vladimir Putin si faceva riprendere in assoluta solitudine mentre assisteva alla messa di Natale, Volodymyr Zelensky espelleva 13 sacerdoti ortodossi di Rito russo con l'accusa di collaborazionismo con Mosca. La portavoce del Ministero degli Esteri Russo Maria Zakharova ha accusato Kiev di satanismo. In effetti, i sospetti che i sacerdoti ortodossi russi potessero fare evangelizzazione contro Kiev erano latenti da sempre. La loro fedeltà al Patriarca Kirill era quantomeno sospetta se si pensa che, proprio il massimo rappresentante della Chiesa Russa, è uno dei principali supporter del Cremlino. Non a caso, il presidente lo ha ringraziato pubblicamente per il suo sostegno. La risposta di alcuni ucraini è stata celebrare il Natale secondo il calendario gregoriano, come i Cattolici.