L'Europa sembra ancora in parte sotto shock. La telefonata di Trump a Putin, la svolta repentina nella diplomazia internazionale sembra aver lasciato Bruxelles i principali governi europei alquanto spaesati. Più che il fatto in sé, ciò che da questa parte dell'Atlantico proprio non va giù, a Londra come a Bruxelles, a Parigi come a Berlino, Varsavia è il fatto che la mossa di Trump non solo non sia stata concertata, ma neanche comunicata in anticipo. Ancora una volta le capitali europee devono reagire a cose fatte. Devono rispondere con dichiarazioni più o meno uniformi e spesso poco incisive ad azioni concrete e dirompenti del capo della Casa Bianca. Per questo il Ministro della Difesa tedesco Pistorius ha definito deplorevole la scelta di Trump che sembra aver fatto concessioni a Putin prima ancora di iniziare i negoziati, riferendosi alle parole del capo del Pentagono che ha detto che l'Ucraina non potrà pretendere di tornare ai confini di dieci anni fa. Della stessa opinione il capo della diplomazia europea, Kaya Callas, non è una buona idea, ha detto in maniera più diplomatica. In queste ore, però, si è fatto sentire l'altro protagonista del conflitto il presidente ucraino Zelensky, che ha rivendicato il suo diritto di decidere del futuro del suo paese. Tra i leader delle istituzioni europee si è fatto vivo con un tweet il capo del Consiglio Ue Costa. Non ci possono essere negoziati e pace senza Ucraina ed Europa, ha scritto. Ed in effetti gli Stati Uniti sono i primi a voler coinvolgere l'Europa non tanto nei negoziati, a quanto pare, ma nel dopo guerra. Saranno i suoi eserciti, infatti, secondo la Casa Bianca, a dover garantire la sicurezza del futuro nuovo confine russo-ucraino. Sarà quindi inevitabile che tra Washington e Bruxelles e le altre capitali europee torni un clima non solo di reciproche richieste e rivendicazioni, ma anche di collaborazione per il futuro della sicurezza del Vecchio Continente. .