Le versioni su come in realtà sia andato il confronto di Istanbul, non potrebbero essere più discordanti. Se i delegati ucraini hanno detto di guardare a quel vertice con ottimismo, sul fronte russo è stato detto tutto e il contrario di tutto. Prima il portavoce del Cremlino, Peskov, ha abbassato l'asticella delle aspettative: non si può parlare di svolta, né di qualcosa di promettente, sono solo alcune delle sue dichiarazioni. Poche ore dopo, il Ministro degli Esteri Lavrov, ha invece parlato di colloqui positivi e di enormi progressi, soprattutto per l'apertura di Kiev allo "status di neutralità". Difficile capire quali valutazioni si stiano facendo. Ci sono delle certezze però, le posizioni su Donbass e Crimea, rimangono più che mai distanti. Questioni troppo delicate per essere delegati ai mediatori. Ad affrontarle, se e quando ci saranno le condizioni per un incontro, saranno Putin e Zelensky. A parlare di questa possibilità, è stato il Capo negoziatore ucraino Mykhailo Podolyak, che poi ha affrontato anche la questione dei garanti della sicurezza ucraina, quando finalmente si arriverà a firmare un accordo di pace, con una riflessione anche sul nostro Paese. "Saremo molto grati all'Italia, se deciderà di unirsi, insieme ad altri Paesi, per offrirci sicurezza, garanzia di sicurezza e se vorrà sostenere questa architettura proposta da Zelensky, proposta dall'Ucraina e appunto questo potrebbe essere un potenziale per il futuro." Sul fronte diplomatico, un'altra questione importante ha a che fare con i rapporti tra Russia e Cina. Chi pensava che Pechino guardasse con una certa freddezza alla decisione di Mosca di attaccare Kiev, è rimasto deluso. In Cina si sono incontrati il Ministro degli Esteri Lavrov e il suo omologo Wang: la cooperazione tra i due Paesi, hanno fatto sapere, non ha limiti.