L'Ucraina non combatte solo sul campo di battaglia, ma anche politicamente. Deve tenere alto il morale non solo delle truppe sul fronte, ma anche quello degli alleati, che fino ad ora le hanno consentito di resistere con aiuti militari ed economici, ma che teme adesso inizino a tentennare. Così, il primo giorno del vertice di Granada, la giornata dedicata all'incontro tra tutti i leader europei con quelli delle nazioni politicamente e geograficamente vicine, il tema della guerra e degli aiuti all'Ucraina è stato centrale, come quello del futuro allargamento dell'UE. Zelensky, intervenendo di fronte ai colleghi, ha esortato l'Europa a non aspettare che passi la tempesta politica in America, ma ad agire come potenza globale autonoma. Sente che i toni della campagna elettorale USA, e la possibile vittoria di Trump, stanno creando un po' di scompiglio nella scelta dei paesi europei di aiutare Kiev. Per ora di concreto c'è solo l'interruzione della fornitura di armi da parte della Slovacchia, e quella annunciata dalla Polonia. A Granada, per contro, l'Ucraina ha annunciato il prossimo arrivo di nuovi sistemi di difesa aerea da parte dell'Europa. Ha ringraziato sentitamente Macron per l'impegno e il concreto aiuto in questo senso. Qui nella città spagnola si sono riunite più di 40 delegazioni di capi di Governo, si è parlato di allargamento. L'Unione Europea del futuro dovrebbe comprendere anche tutti gli Stati balcanici, la Georgia, l'Ucraina e la Moldavia. Un allargamento che non può che irritare Mosca. Putin, infatti, nelle stesse ore si è augurato che i vari appuntamenti elettorali nei prossimi mesi in Occidente facciano cambiare scenario. Ma a cambiare, se si vuole un'Europa ancora più grande, dovranno essere le regole, il modo di prendere decisioni e di gestire le crisi. Le norme attuali, decise decenni fa, sono già inadeguate per un'Europa a 27, e lo sarebbero ancor di più per un'Unione che potrebbe, in futuro, contare 35 stati membri.