Hamas ha annunciato che potrebbe rinviare il prossimo scambio di ostaggi prigionieri, previsto per sabato 15 febbraio, accusando Israele di non aver rispettato i termini dell'accordo per la tregua a Gaza; ovvero il ritardo nel permettere agli sfollati palestinesi di tornare nel nord della Striscia, il fuoco aperto nei confronti dei civili, il divieto di ingresso di aiuti umanitari. Accuse respinte dallo Stato ebraico che avrebbe fino a sabato, dice Hamas, per adempiere ai propri obblighi e sbloccare così l'impasse. Una mossa, quella del movimento islamista palestinese, giudicata da Israele una violazione assoluta del cessate il fuoco, come sottolineato dal ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che ha ordinato all'IDF di prepararsi al massimo livello di allerta per qualsiasi possibile scenario a Gaza e di proteggere le comunità di confine. Intanto il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha anticipato di qualche ora il gabinetto di sicurezza per discutere del cessate il fuoco nella Striscia. Una tregua che però, nonostante la volontà di Israele di restare impegnato nell'accordo, sembra scricchiolare in vista delle dichiarazioni dell'ex ministro della Sicurezza nazionale, nonché il leader di estrema destra Itamar Ben Gvir, che ha chiesto al governo israeliano di riprendere la campagna militare contro Hamas. Non aiutano neanche le parole del Presidente americano Donald Trump, che ha continuato ad insistere sul suo piano per trasformare la Striscia di Gaza nella riviera del Medio Oriente, con l'intenzione di comprare l'enclave e mantenerne il controllo, senza però permettere agli oltre due milioni di gazawi di poter tornare a Gaza, una volta terminata la ricostruzione. Da Ramallah in Cisgiordania, il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmud Abbas ha bloccato l'indennità alle famiglie dei detenuti palestinesi, compresi quelli condannati per attacchi mortali contro Israele. Un passo che sembrerebbe volto a migliorare le relazioni con la nuova amministrazione statunitense, che ha da sempre condannato il cosiddetto fondo per i martiri, in quanto, a detta degli Stati Uniti, avrebbe incentivato la violenza contro lo Stato ebraico. Intanto centinaia di manifestanti hanno riempito le piazze principali di Tel Aviv per chiedere a gran voce al governo di Netanyahu il ritorno degli ostaggi prima che sia troppo tardi. .